Identità Infrante
Identità Infrante
(Testo pubblicato sul catalogo "Al Poeta Nero" Effemme ed.)
Esiste un dolore ed una lacerazione che non sono entità puramente astratte ma luoghi fisici con cui non si può evitare di fare i conti giornalmente. Il lavoro di Prisco De Vivo muove esattamente da questo assunto; esso rende percezione di alterità l’oggetto e la visione stereotipa per trasformarla, attraverso un processo alchemico/pittorico, in visioni che tendono all’assoluto. Le sua immagini non sono mai “comode”, o naturalmente belle, esse, invece, dimostrano che l’estetica del dolore ha la stessa forza evocativa delle connessioni sinattiche. In un sistema medialico come il nostro la barriera tra la fiction televisiva e la distruzione delle identità che si opera non solo nel mondo occidentale diviene talmente impalpabile da correre il rischio di perdere i parametri dell’etica e della morale. E, così, il bacino del Mediterraneo si trasforma non soltanto nel luogo fisico del dolore, della guerra e dei conflitti ma “ecosistema” che influenza l’intero pianeta; vale l’assunto che ciò che avviene in questa zona della terra sconvolge equilibri che non riguardano soltanto le nazioni implicate. Qui, storicamente, le spinte opposte si scontrano tra loro; se da un lato, cioè, la tendenza conflittuale si esaspera, dall’altro esistono spinte alla pacificazione, una coscienza del rispetto, di grande sostanza. D’altronde nella liquidità della cultura mediterranea confluiscono conflitti ed artisti, come Prisco De Vivo, che questi conflitti vivono direttamente. La cultura dell’odio finisce per uscire dalla localizzazione per divenire Moloch che tutto trascina, direttamente o meno. In questo luogo dell’odio le identità si infrangono, si polverizzano, subiscono delle mutazioni traumatiche che ritornano profondamente nella vita di ognuno. Ciò che, però, distingue la sensibilità dell’arte di De Vivo è la capacità di commutare la distruzione in creatività; di trasformare l’ideologia del sangue nell’idea della creazione e della nascita; di ricostruire, appunto, l’identità infranta. Il suo lavoro, allora, non è solo funzione estetica ma, soprattutto, capacità di veicolare idee, socialità e valori etici. Per essere chiari rimane fondamentale definire i parametri della cultura del nuovo millennio, laddove alla forza dell’immagine si associa, obbligatoriamente, la potenza del messaggio etico-sociale. In questo proprio le Sfilate Trascendentali hanno la capacità di essere nodo cruciale di un esperimento di mutazione dell’umano laddove il corpo scarnificato, il cromatismo portato all’eccesso ha lo stesso impatto emotivo di una evocazione della follia; non è casuale il riferimento al grande poeta maledetto Antonin Artaud, come lui De Vivo nasconde, dietro un velo di impenetrabilità la ricerca ossessiva della verità, in arte come nella vita. Così l’opera di Prisco De Vivo, forte del suo essere, da sempre, via di comunicazione e di interscambio, quasi un villaggio globale all’interno dell’opera, può essere il luogo in cui le contraddizioni della contemporaneità possono prendere strade diverse, il laboratorio in cui sperimentare le nuove estetiche ed i nuovi valori del terzo millennio. Ma l’arte, per sua natura, ha anche il vantaggio dell’essere una parola plurisemantica, ha la possibilità di non limitare una idea vie obbligate ma di essere libera quanto lo possono essere la mente e l’anima umane. Nel capire e rivelare la natura del conflitto, Prisco De Vivo non si limita alla sola idea di guerra ma ha la capacità di entrare in tutti i tipi di significati che questa idea contiene. Conflitti linguistici, etici, ideologici, mediologici, socio-antropologici, comunicazionali, territoriali, estetici, solo per citarne una parte. Come sosteneva il grande Woody Guthrie “l’artista si trova tra l’incudine ed il martello. Prende dal popolo, filtra attraverso la sua sensibilità ed al popolo restituisce.” Agli artisti, come lui, il difficile compito di capire e rivelare i conflitti attraverso le loro scelte estetiche per capire, perché la cultura della tolleranza nasce solo dopo aver compreso e rimosso quella dell’odio.
Massimo Sgroi